Ci sono dei momenti in cui si è talmente assorti nelle proprie faccende lavorative che si finisce per perdere il contatto con la realtà. Ma basta poco, anche solo una gocciolina d'acqua caduta da un pergolato apparentemente rinsecchito, per smontare in un millisecondo il castello di carte sopra cui siamo saliti e riportarci con i piedi per terra a ricordarci chi siamo e da dove veniamo.
Peccato che queste joyciane epifanie capitino di rado. Ebbene, una mi è piovuta nel piatto qualche giorno fa, durante un assolato pranzo di lavoro a Sondrio, in verità un duecento metri sopra il capoluogo valtellinese, precisamente sotto un berceau del ristoro sospeso tra le vigne di Nino Negri e il panoramico Castel Grumello, di proprietà del FAI.
A maniche di camicia rimboccate sotto un sole già cocente a metà marzo, si parlava di mutui, di politica e società con due pezzi grossi della Banca popolare di Sondrio, quando una gocciolina è caduta sul telefonino appoggiato sulla tavola. Poi un'altra sul coltello e un'altra ancora sulla testa. Preoccupato dello scherzo di qualche passero in volo radente sopra la torre diroccata del castello, alzo lo sguardo strizzando gli occhi al sole e mi accorgo che, invece, sono protagonista del fenomeno più commovente per un viticoltore: il pianto della vite.
La linfa che dalle radici ricomincia a pulsare nella pianta finisce per trovare sfogo nei tagli delle potature più recenti. E' la più preziosa testimonianza dell'eterna rinascita della natura, che fa da contrasto con un corpo ancora secco e apparentemente privo di vita.
Per brindare a un simile evento in compagnia dei tradizionali kiscioeul, le frittelline di grano saraceno ripiene di Casera (varianti locali degli sciatt del fondovalle), e di una tagliata di manzo da tagliarsi con lo sguardo, abbiamo scelto il vino più territoriale possibile, perché proveniente dai vigneti terrazzati poco sotto di noi, sulla collina rocciosa del Sassorosso.
Valtellina Superiore Docg "Sassorosso" 2009 A.Pelizzatti
Da uve chiavennasca, locale varietà del nebbiolo, questa etichetta entrata a far parte negli anni Ottanta della grande famiglia vinicola di Nino Negri e del GIV, è un grandioso rappresentante del "cru" del Grumello, uno dei 5 supervaltellinesi insieme al Sassella, all'Inferno, al Maroggia e al Valgella. Colore rosso granato scarico, ha profumo etereo di piccoli frutti rossi e di viole appassite, accompagnati da un coro di note speziate dolciamare di cannella, tabacco e cacao. In bocca è caldo e armonioso, asciutto e di ottima acidità, sapido e con una persistenza che, sorso dopo sorso, tiene il ritmo delle goccioline che seguitano a cadere, rare e leggere, sulla tavola.
Un vino territoriale buono e commovente, da non lasciarne sul fondo della bottiglia nemmeno una lacrima.
Voto: 88.
venerdì 21 marzo 2014
Iscriviti a:
Post (Atom)