In questi giorni di chiusure imposte e regioni che virano dal rosso al giallo e viceversa, ho ripensato a quell'ultima visita in cantina, nell'anno primo A.C. (avanti Covid) effettuata in una brumosa domenica di inizio novembre di un anno fa. Pullmino carico di una bella compagnia di bevitori brianzoli goderecci (no, talvolta "brianzolo" e "godereccio" non sono un ossimoro) e via, destinazione le Langhe. Verduno, per la precisione, patria di uno dei cru di Barolo più pregiati, il Monvigliero, e soprattutto feudo esclusivo di produzione del Pelaverga.
A questa uva negra - come veniva descritta nel '400 - le aziende del territorio dedicano sforzi e investimenti per mantenere viva una storica tradizione vinicola sottraendo spazio (in tutto circa 18 ettari) al vicino più blasonato, per continuare a regalare al mondo del vino questo rosso assolutamente unico e inconfondibile per i palati più allenati.
Una di queste è l'azienda Poderi Roset di Silvio Busca, che ci ha ospitati per un racconto lungo e interessante cominciato da queste vigne srotolate sul bricco di Verduno, con una vista a 360 gradi che spazia dal Monviso, a La Morra, Alba e Barolo, e terminato con una interessantissima degustazione tra cisterne di acciaio inox e siringhe a pescare dalle botti l'anteprima del loro nettare prezioso.
Di quella visita, oltre al bellissimo ricordo, ho recuperato di recente l'ultima bottiglia rimasta del Pelaverga Poderi Roset per immolarla davanti a un classico della tradizione gastronomica lombarda: un risotto con vino rosso e salsiccia.
Dei vini degustati un anno fa, devo dire che ero rimasto positivamente impressionato dal Dolcetto, che il buon Silvio aveva presentato sottotono come spesso è il carattere autenticamente modesto e schivo ai complimenti del viticoltore di Langa, e naturalmente il Barolo Monvigliero. Il Pelaverga mi era parso invece un po' troppo esuberante, negli aromi e nella potenza alcolica. In effetti per il 2017 parliamo di un vino da 14 gradi, con un corpo fruttato che mostra i muscoli di un Syrah della Sicilia, tanto per intenderci.
Questo secondo assaggio, complice anche un abbinamento perfetto, mi ha invece letteralmente conquistato.
Verduno Pelaverga Doc Poderi Roset 2017
Colore rosso rubino scurissimo con riflessi violacei, al naso rivela subito la sua esuberanza di frutta rossa, spezie e fiori viola. Piccoli frutti del sottobosco, pepe, ciclamino, lavanda e una punta di pompelmo rosa, e chi più ne ha più ne metta. Ottima la corrispondenza in bocca, dove il corpo fruttato inonda il gusto, accompagnato dal tipico piacevole "pizzicore" speziato e dalla calda carezza della nota alcolica, mantenuta viva da un'acidità giunta al suo apice di maturità. Un vino "grasso" che colora lingua e denti e invita alla beva, ben mascherando i suoi 14 gradi. Sicuramente è perfetto oggi, dopodomani potrebbe già essere in fase calante. Al Pelaverga, del resto, non interessa ambire alla longevità di un Nebbiolo, gli basta fasi riconoscere e apprezzare per quello che è: un vino saporito, corposo e profumato che non ha alcun interesse a mostrare muscoli che non ha. Non ha una grande acidità né un tannino importante, di conseguenza va bevuto ancora relativamente giovane, entro 2-3 anni dalla vendemmia, per apprezzare meglio un frutto e una florealità che potrebbero appassire e appesantirsi rapidamente da un anno con l'altro. In una terra costellata di gioielli il Pelaverga è un ottimo prodotto artigianale per tutti i palati e i portafogli, visto che il prezzo delle bottiglie difficilmente supera i 10 euro. Ed è una vera goduria.Abbinamenti: primi piatti con carni, risotti con salsiccia e funghi, costolette di agnello, formaggi di media stagionatura, anche a pasta morbida.