Ricordo con quanta enfasi e passione Guido Invernizzi, medico, sommelier e docente Ais, decantava le virtù di uve e vini "minori", dalla forastera di Ischia, al Gragnano di Sorrento fino al Muscadet della Loira. Buona la prima, imprescindibile il secondo, specie se di aziende come Grotta del Sole. E il "muschiatello" francese?
Trovato qualche giorno fa al supermercato a circa 9 euro e acchiappato al volo per fare compagnia a un pranzo a base di cozze.
Muscadet Sèvre et Maine AOC Ackerman 2011
I mitili, del resto, sono il naturale accostamento gastronomico di questo bianco tipico dell'ultimo tratto "atlantico" della Loira, il cui estuario va a gettarsi nell'oceano nei pressi di Saint-Nazaire, pochi km dopo aver attraversato Nantes. Prodotto con uve del vitigno a bacca bianca "melon de Bourgogne", forse "fuggito" dalla nobile Borgogna per trovare apprezzamento sulle tavole dei marinai, è un vino bianco leggero e molto, molto citrino, con vaghi sentori di muschio (da qui il nome), tanto che si presta alla grande per accompagnare alcune delle specialità dell'Atlantico, come crostacei, ostriche e saint-jacques, le "cappesante".
La spiccata acidità del vino e la sua discreta sapidità, infatti, ben si prestano ad esaltare il sapore delicato di queste prelibatezze a tendenza dolce e grassa, tanto che potremmo definirlo uno dei meglio riusciti abbinamenti territoriali per contrapposizione.
Io l'ho provato con un piatto di cozze in una preparazione troppo saporita per via dell'aggiunta di sale e peperoncino. Non male ma decisamente molto meno azzeccato dell'uso atlantico, più naturale e meno condito. Ad ogni modo un vino senz'altro curioso che però è assai difficile da apprezzare in un contesto geografico estraneo al suo.
Voto: 74.
giovedì 31 ottobre 2013
martedì 15 ottobre 2013
Ageno, l'inganno è servito
In due anni di vita pavese non posso dire di aver conosciuto la metà dei ristoratori del centro storico e dintorni ma un'idea piuttosto precisa me la sono fatta: per mangiare bene a un prezzo onesto bisogna fuggire dalla città. Preso atto della tendenza cafon-fighetta di Pavia e dei suoi costi, mi sono finalmente deciso ad andare a passare una serata all'Infernot, un'enoteca della centralissima via Mascheroni, dietro il tribunale, di cui avevo sentito parlare bene da persone però poco attendibili.
Un po' "milanese" da fuori, molto graziosa e paradossalmente "sobria" all'interno. Accogliente e cordiale Manlio Manganaro, il riccioluto oste e titolare, sommelier Ais preparatissimo nella presentazione del menu e nella spiegazione dei vini, dei piatti e degli abbinamenti.
A far compagnia a un affettato di salumi misti, dal culatello alla mocetta valdostana fino al salame dei monti Nebrodi e a un crostone al lardo e miele, la mia compagna di bevute sceglie un profumatissimo Lacrima di Morro d'Alba, mentre io accetto la sfida del calice nero, un vino misterioso servito dietro al banco in un calice di cristallo nero come un cielo senza stelle. Convinto dell'assurdità della diceria che, privati della vista del colore, si possa arrivare addirittura a confondere un bianco per un rosso e viceversa.
Io mai.
Emilia Igt "Ageno" 2008 La Stoppa
Touché. Colpito dai decisi aromi speziati e di pellame e affondato dal gusto tannico. Anche se, a mia discolpa, devo dire che quella freschezza marcata di agrumi come chinotto e bergamotto mi aveva mandato in tilt i sensi, tanto che, non fosse stata per la serietà del locale, avrei potuto sospettare un volgare mischione bianco + rosso.
Pace. Mi sono divertito. I piatti erano buoni, il prezzo nella media e la compagnia ottima. Però l'Ageno, che vino è? Un blend di uve bianche tra cui spicca la malvasia di Candia aromatica, che vengono lasciate a macerare per 30 giorni proprio per estrarre la massima concentrazione di aromi e di tannini, rinforzati ulteriormente dai sei mesi in barriques e dai due anni di affinamento in bottiglia, per poter dare vita a poco più che un vino "didattico", adatto a farsi gioco dei polli come il sottoscritto. Se volete giocare con gli amici - o, meglio, con i "nemici" - provatelo, costa circa 20 euro a bottiglia e all'Infernot viene servito a 6,50 il calice (nero). Voto: 74. Se volete bere qualcosa di buono, invece, scegliete altro. Questi ibridi lasciano un po' il tempo che trovano. A proposito, tra una cosa e l'altra non ho guardato bene la carta dei vini. Di conseguenza, ci rivediamo presto, caro Manlio.
A far compagnia a un affettato di salumi misti, dal culatello alla mocetta valdostana fino al salame dei monti Nebrodi e a un crostone al lardo e miele, la mia compagna di bevute sceglie un profumatissimo Lacrima di Morro d'Alba, mentre io accetto la sfida del calice nero, un vino misterioso servito dietro al banco in un calice di cristallo nero come un cielo senza stelle. Convinto dell'assurdità della diceria che, privati della vista del colore, si possa arrivare addirittura a confondere un bianco per un rosso e viceversa.
Io mai.
Emilia Igt "Ageno" 2008 La Stoppa
Touché. Colpito dai decisi aromi speziati e di pellame e affondato dal gusto tannico. Anche se, a mia discolpa, devo dire che quella freschezza marcata di agrumi come chinotto e bergamotto mi aveva mandato in tilt i sensi, tanto che, non fosse stata per la serietà del locale, avrei potuto sospettare un volgare mischione bianco + rosso.
Pace. Mi sono divertito. I piatti erano buoni, il prezzo nella media e la compagnia ottima. Però l'Ageno, che vino è? Un blend di uve bianche tra cui spicca la malvasia di Candia aromatica, che vengono lasciate a macerare per 30 giorni proprio per estrarre la massima concentrazione di aromi e di tannini, rinforzati ulteriormente dai sei mesi in barriques e dai due anni di affinamento in bottiglia, per poter dare vita a poco più che un vino "didattico", adatto a farsi gioco dei polli come il sottoscritto. Se volete giocare con gli amici - o, meglio, con i "nemici" - provatelo, costa circa 20 euro a bottiglia e all'Infernot viene servito a 6,50 il calice (nero). Voto: 74. Se volete bere qualcosa di buono, invece, scegliete altro. Questi ibridi lasciano un po' il tempo che trovano. A proposito, tra una cosa e l'altra non ho guardato bene la carta dei vini. Di conseguenza, ci rivediamo presto, caro Manlio.
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mercoledì 9 ottobre 2013
Rosso e pesce, basta con i pregiudizi
Premesso che in tutto il mondo non è mai esistita la rigida divisione bianchi e rossi quando si parla di abbinamenti, in Italia, complici anche le scarne e scontatissime indicazioni in etichetta, il connubio rosso + pesce fatica ancora ad essere sdoganato. Il vino bianco, spesso frizzantino, è ancora il coniuge incontrastato di qualsivoglia piatto di pesce, mai fedifrago della tradizione.
In realtà, basta da una parte evitare preparazioni troppo acide, vedi marinature e condimenti "limonosi", e dall'altra vini rossi con struttura tannica evidente, e la relazione scandalosa è possibile. A un'altra condizione: la temperatura di servizio deve essere più bassa che per un rosso "da carne".
Vediamo un esempio.
Borgogna AOC Passtoutgrain Domaine Albert de Sousa 2012
Questo vino viene da Mersault ed è fatto con il gamay, l'uva rossa che in Borgogna è tenuta a margine del mare di pinot nero e che dà vita a vini beverini e fermi, diversamente da quanto avviene poco più a sud, tra Lione e Macon, dove viene usata per il mitico Beaujolais nouveaux, il vino "novello" per antonomasia.
Diversa la vinificazione e la fermentazione, molto simili le sensazioni di frutta fresca. Ribes su tutti, e lamponi e fragoline di bosco. Spiccata acidità, tenore alcolico moderato, di "soli" 12 gradi, e componente tannica non pervenuta, con un pregevole finale leggermente amarognolo per un mix di sensazioni che ricordano i rossi del Lago di Caldaro, quelli da schiava gentile che i tedeschi in vacanza nella bassa atesina bevono a litri in estate, in compagnia, guarda caso, delle preparazioni di pesce di lago.
Io l'ho provato con dei filetti di orata in padella con le erbette e verdure grigliate di contorno. Notevole.
Da servire tra i 12 e i 14° C.
Voto: 75
In realtà, basta da una parte evitare preparazioni troppo acide, vedi marinature e condimenti "limonosi", e dall'altra vini rossi con struttura tannica evidente, e la relazione scandalosa è possibile. A un'altra condizione: la temperatura di servizio deve essere più bassa che per un rosso "da carne".
Vediamo un esempio.
Borgogna AOC Passtoutgrain Domaine Albert de Sousa 2012
Questo vino viene da Mersault ed è fatto con il gamay, l'uva rossa che in Borgogna è tenuta a margine del mare di pinot nero e che dà vita a vini beverini e fermi, diversamente da quanto avviene poco più a sud, tra Lione e Macon, dove viene usata per il mitico Beaujolais nouveaux, il vino "novello" per antonomasia.
Diversa la vinificazione e la fermentazione, molto simili le sensazioni di frutta fresca. Ribes su tutti, e lamponi e fragoline di bosco. Spiccata acidità, tenore alcolico moderato, di "soli" 12 gradi, e componente tannica non pervenuta, con un pregevole finale leggermente amarognolo per un mix di sensazioni che ricordano i rossi del Lago di Caldaro, quelli da schiava gentile che i tedeschi in vacanza nella bassa atesina bevono a litri in estate, in compagnia, guarda caso, delle preparazioni di pesce di lago.
Io l'ho provato con dei filetti di orata in padella con le erbette e verdure grigliate di contorno. Notevole.
Da servire tra i 12 e i 14° C.
Voto: 75
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