venerdì 27 febbraio 2009

Wurstel fallici e gastronomia dopata

Se amate i wurstel non leggete questo post. Se siete i fedelissimi dell'hot-dog, quello che vi sparate all'uscita dallo stadio oppure al chiosco tra il benzinaio e il semaforo, di ritorno dalle vostri folli nottate alcoliche, abbandonate la pagina e tornate a cazzeggiare su facebook. Sto per svelarvi quali sono alcuni degli ingredienti del vostro tremolante e cadaverico salsicciotto preferito. E dubito che, dopo averlo saputo, continuerete a ingollarlo di gusto e a fare le solite stupide battute ammiccanti l'organo sessuale maschile.
Prima però, vi dico due-tre cosine su degli altri alimenti. Vi chiederete "ma che cacchio c'ha questo oggi?" Niente. E' solo che ai corsi per diventare sommelier insegnano anche come riconoscere un prodotto di qualità da quelli fatti in fretta e furia per soddisfare l'avidità del mercato, oppure addirittura confezionati con lo scarto dello scarto della materia prima iniziale. E in questi giorni abbiamo parlato di carni e salumi. Continua qui...

martedì 17 febbraio 2009

Il Roussillon, la Francia più segreta


Grazie al Cronistadelvino.it ieri ho partecipato a Milano a un incontro sui vini del Roussillon, regione dell'estremo sud francese, sospesa tra Mediterraneo e Pirenei.
Ecco il resoconto approfondito dell'evento.
Nicola Taffuri

lunedì 9 febbraio 2009

Akronte, traghettatore nel girone degli Ebbri

Ogni volta che stappo una bottiglia di vino della marchigiana Boccadigabbia sono gioie e dolori. Gioie perché, siano essi bianchi come la Ribona o rossi come il Pix o il Saltapicchio, si tratta sempre di prodotti assolutamente entusiasmanti. Dolori perché tanta bontà non riesce a tenere a freno la mia smisurata golosità. Prenoto quindi con un po' di anticipo - e qui faccio tutti gli scongiuri del caso - un posto nel girone dei Golosi e degli Ebbri e vado a comprare un biglietto dal caro traghettatore di anime Caronte. Andata e ritorno, ovviamente. Perché, smaltite le alte gradazioni dell'Akronte, ho ancora qualche faccenda da sbrigare nel mondo dei vivi.

Prende il nome dal fosso Caronte che delimita il confine sud dell'azienda
L'"Akronte" è il vino di punta dell'azienda di Civitanova Marche, un vero fuoriclasse che ogni anno fa il pieno di premi e ricoscimenti da ogniddove. Dovendogli affidare un ruolo calcistico direi che il più appropriato sarebbe senza dubbio quello del vecchio centravanti di sfondamento, una sorta di Bobo Vieri dall'improbabile accento francese. Che brutta immagine! Però rende bene, perché questo muscoloso rosso è fatto con uve cabernet sauvignon in purezza, coltivate nei terreni che lo stesso Napoleone Bonaparte aveva fatto catalogare tra i 100 Poderi "demaniali" della zona di Civitanova Marche più vocati per la viticoltura.
Colore rosso granato molto intenso e scuro, quasi impenetrabile, ha profumi intensi dotati di buona eleganza e notevole complessità. Ribes nero, ciliege sotto spirito e confettura di prugne vanno a fondersi in un circo di vorticose sensazioni di mallo di noce, tabacco dolce, mentolo, cioccolato, pepe verde e china che fanno veramente girare la testa. Sensazioni che tornano in bocca con un abbraccio vigoroso ma assolutamente cordiale. Morbido, rotondo e vispo, esibisce una tale ricchezza di argomenti che staresti lì ad ascoltarlo fino all'ultima goccia. E così ho fatto, assieme ai miei due convitati. Dura, poi, smaltire i 15 (!) gradi alcolici subdolamente celati sotto la sua veste elegante. Prezzo in enoteca, circa 40 euro.
Nicola Taffuri

martedì 3 febbraio 2009

Barolo in salamoia

Domenica mattina. Vetri appannati, giornata fredda e tepore casalingo ravvivato dal profumo della carne arrosto e della polenta che strepita nel rame. Scendo in cantina e punto diritto al ripiano più alto, quello dedicato ai "piemontesi". Ho voglia di Barolo, stavolta non c'è Chianti, Valpolicella o Montepulciano che tenga.
Prendo la bottiglia di un produttore a me caro perché è simpaticissimo e mi ha abituato a grandi vini. Questa sua selezione di Barolo, però, non l'avevo ancora assaggiata. Risalgo in cucina.

La degustazione
Dopo un'ora, svanita la condensa sulla bottiglia, prendo il cavatappi e apro. Tappo perfetto. Verso il vino. "Però, com'è scuro!", penso. Annuso. Poco o nulla, troppo freddo ancora. Aspetto.
Vado alla luce. Il colore è granato ma decisamente più scuro e intenso rispetto a quello dei vari nebbiolo piemontesi o valtellinesi che ho assaggiato in passato, solitamente poverelli di estratti. Oltretutto della caratteristica tonalità aranciata nemmeno il più piccolo accenno. D'accordo, l'annata è la 2004, la più giovane attualmente in commercio, però la cosa mi lascia un tantino stupito.
Stringo il baloon tra i palmi caldi delle mani, do una ruotatina veloce e annuso, pronto ad abbandonarmi all'intensità del Barolo. "Tutto qua?", penso. "Mah. Diamogli ancora qualche minuto". Comincio a valutare complessità e finezza.
Ciliegie, prugne, un pizzico di noce moscata, sottobosco. Mica tanto eleganti, però. Anche perché..."Ma cos'è quest'odore sgradevole? Sa come di...olive in salamoia, ma potrebbero essere anche cetrioli...Cos'è, un Cabernet andato a male?".
Ruoto il calice nel tentativo di eliminare le fastidiose puzzette ma ottengo il risultato opposto. Con 1-2 gradi in più le olive in salamoia si mischiano con il peperone cotto e con il limone rancido. "Terribile", penso, mentre vado in cucina a versare il vino nel lavandino. E' la prima volta che mi capita di non riuscire a bere un Barolo. Chiedo consigli a voi su cosa possa essere successo ma in cambio non chiedetemi il nome del produttore. La mia cantina non può garantirmi le giuste condizioni di conservazione. Certo che, in ogni caso, le conserve di olive e il secchio per il compostaggio li tengo al piano di sopra, ben lontani dalla cantinetta dei vini...
Nicola Taffuri