Dovendo purtroppo fare i conti con il bisogno vitale di conservare la patente e con la mia assoluta incapacità di servirmi delle sputacchiere, la giornata a tu per tu con 200 etichette di Nebbiolo di tutto il mondo ha imposto delle scelte obbligate. Assaggi mirati alle aziende meno note di Valtellina e Piemonte, luoghi d'elezione di questa prodigiosa uva italiana, e grande curiosità per i loro fratellini sparsi qua e là tra Australia, Sud Africa e California. Risultato: forse il nebbiolo, con la pazienza e la dedizione che si conviene ai grandi vecchi, è capace davvero di imparare a parlare l'inglese. L'inflessione californiana è quella che gli riesce meglio.
Il Nebbiolo della South-Central Coast

E pure avventurosi fino a sconfinare nell'irriverenza, quando scopri che, a differenza della stragrande maggioranza dei produttori californiani, i coniugi Terrizzi hanno snobbato zinfandel, cabernet, merlot e pinot nero per impiantare invece barbatelle di nebbiolo e sangiovese, i due vitigni di cui noi italiani siamo più fieri e gelosi. E poi pure il moscato giallo, con cui fanno una sorta di delizioso Vin Santo.
Poi, invece, ci parli assieme e scopri una spontaneità, un'umiltà e una passione assolutamente contagiose, che sono il migliore risarcimento per il dolore di tutte quelle famiglie di coloni che nei secoli hanno inseguito il miraggio della Terra Promessa, finendo spesso con il lasciare le loro ossa a sbiancare lungo le piste per la California.
Confida Stephy "In questa zona la terra costa molto meno che in Napa. E poi noi siamo pazzamente innamorati dell'Italia e dei suoi vini".
Del loro Nebbiolo 2006 ne hanno fatte solo un migliaio di bottiglie. Un vino, di conseguenza, assolutamente sperimentale. Ma, vi assicuro, durante gli assaggi è riuscito a conquistare gli elogi anche del più accanito barolista. Riconoscibile, corpulento ed elegante, con un tocco ben dosato di morbidezza all'americana ma per nulla prevaricante sul carattere indomito del vitigno.
Nicola Taffuri
Nessun commento:
Posta un commento