mercoledì 9 marzo 2011

Tentazioni borgognone da Villa Cavenago (pt. 1)

Grande affluenza di ristoratori e ottima organizzazione anche per questa nuova anteprima primaverile dei vini distribuiti da Pellegrini. L'atmosfera è quella di una prestigiosa fiera del vino, inserita nella cornice nobiliare della splendida Villa Cavenago di Trezzo sull'Adda. L'anno scorso avevamo cercato di rendere omaggio a una selezione di vini italiani ed esteri, con il risultato di arenarci su prosecchi del nord e bianchi del sud e di perderci la créme della degustazione, ovvero i vini francesi, quelli del resto del mondo e i distillati.
E allora quest'anno la decisione è stata ferma. "Si parte dalla Francia".
Salvo poi una tanto rapida quanto gradevole sosta da Bisci per inchinarci di fronte al suo "Senex" 2003, uno straordinario Verdicchio di Matelica che si meriterà presto un post tutto suo. Diciamo che è stato il giusto aperitivo che ci ha introdotti nell'adiacente sala della Borgogna. Resto sempre più convinto, infatti, che l'unico bianco italiano capace di non sfigurare con i grandi chardonnay di Francia per complessità, eleganza e raffinatezza è proprio il Verdicchio, di Jesi ma soprattutto quello di Matelica.

E così dalle Marche entriamo nel regno del pinot nero e dello chardonnay. Precisamente a Meursault, in Cote de Beaune, terra di bianchi straordinari. Un paio d'anni fa durante un viaggio in Borgogna ci eravamo innamorati degli Chardonnay di Michel Bouzereau e di suo figlio Jean-Baptiste, il cui stile inconfondibile abbiamo ritrovato con immenso piacere nei vini di Ballot Millot & Fils, che scopriamo essere parenti stretti del buon Bouzereau. Bianchi di grande eleganza e raffinatezza, giocati su una concentrazione di agrumi e mineralità che acquistano forza e complessità salendo dai 'villages' fino ai 1er Cru senza mai concedere nulla allo scontato, al banale o allo stancante.
Per la goduria massima occorre però lasciare Meursault per andare nell'altra grande appellation dei sublimi bianchi di Borgogna, ovvero a Chassagne-Montrachet, che sul tavolo di degustazione è proprio lì a fianco, per assaggiare gli Chardonnay di Domaine Amiot Guy & Fils.
E da lì un salto indietro per pulire la bocca con grissino e sorso d'acqua per apprezzare anche i grandissimi pinot noir di entrambi i produttori.
Dopo questi primi assaggi eravamo già talmente soddisfatti da essere tentati di trasferirci in zona Champagne ma la vista del Syrah del Rodano e del banco dei bordolesi ci ha convinti a complicarci il cammino..continua

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