Che nottata. Trascorsa attaccato alla bottiglia dell'acqua minerale, a ripensare a quanto era buono quel fatidico "bis" di superbo gorgonzola di capra servito a chiusura della serata, principale imputato per l'arsura notturna. Mi sono sentito come quel tizio della pubblicità del digestivo Brioschi che si sveglia di soprassalto con un cinghiale - che poi hanno sbagliato xché pare trattasi di facocero - sopra le coperte. Solo che nel mio caso l'animale era un caprone.
A spasso nel girone dei Golosi
La serata era cominciata con degli spuntini di lardo accompagnati egregiamente da una fresca flute di Clarius Rosé Brut della trentina Concilio. E uno.
Un piatto di antipasti super con bresaola d'anatra, salame di cinghiale, speck d'oca, fegato d'oca e altre prelibatezze dal sapore deciso e tendente al dolce ci hanno indirizzati verso lo Chardonnay Yarden, un israeliano di straordinaria struttura e freschezza. E due.
Poi un sorso, giusto uno!, d'acqua e via alla degustazione alla cieca di quattro rossi, cercando di indovinare in quale ordine erano stati serviti un Chianti, un Cabernet, un Aglianico e un Primitivo.
Ok, lo ammetto. A naso ho azzeccato solo il Cabernet, e che Cabernet, visto che era quello de Le Vigne di Zamò, straordinaria azienda del Collio Goriziano. Fortuna che le mie delusioni da aspirante sommelier hanno trovato degna consolazione con un filetto di manzo morbido come il burro, alto due dita e avvolto nello speck. Bagnato con, oltre al Cabernet: un Chianti Classico Riserva di Fattoria di Petrognano, dell'amico Pietro Pellegrini. Un Primitivo anzi "il" Primitivo di Conti Zecca, visto che nella tipologia è difficile trovare di meglio.
Discorso analogo per l'Aglianico del Vulture Il Repertorio di Cantine del Notaio, anch'esso un "must" assoluto nella sua denominazione. E con questi sono sei vini.
E' tempo di dessert. Dolci? Macché. Si va di formaggi, sei assaggi in tutto, tra i quali il più leggero era un caprino come si deve, mica di vacca ma di capra...
Immolato l'ultimo sorso di Chianti con un latteria della Valtellina, mi sono concentrato su quello che Fabio Folonaro, titolare e sommelier del Ristorante Il Tetto Bianzolo, il nostro Virgilio che ci ha condotti in questa passeggiata nel girone dei golosi, ha presentato come un "azzardo".
Un formaggio stagionato nelle vinacce, simile al Castelmagno. E, soprattutto, un rarissimo gorgonzola di capra. Da intingere nel miele o nella mostarda e da provare con un San Martino della Battaglia Passito. Delirio dei sensi che ha meritato un bis.
Dopodiché la sete di curiosità degli scalmanati convitati ha preso il sopravvento sul buonsenso che suggeriva "caffé doppio e tutti a casa". Abbiamo degustato la Tripple, una magnifica birra belga da 7,5°, poi uno Sherry, un Whisky torbato scozzese, ancora bollicine trentine con il Ferrari Perlé, e infine un bicchierino del Greco di Bianco di Vintripodi, un passito da centellinare enumerando una a una le sue mille sfumature.
A mente - quasi - lucida, non sono più tanto convinto che l'arsura notturna sia stata provocata da due pezzettini di delizioso gorgonzola di capra...espiatoria.
N.T.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Mi sembra proprio che tu te ne intenda di vino. voglio allora proporti un gioco. elenca da uno a cento i vini partendo quindi dal meno buono ma comunque straordinario per arrivare all' innarrivabile ma della porta accanto.
Posta un commento