
martedì 11 novembre 2008
Bollicine del Veneto in rosa

lunedì 10 novembre 2008
Quando non è il caso di fare i pignoli

Le due ore di passeggiata nell'aria frizzante e pregna degli aromi dei larici , degli abeti e dei pini silvestri che pennellano di giallo e di verde le pendici del gigante delle Prealpi lecchesi mi risvegliano un discreto appetito che va soddisfatto con uno dei gustosi menu completi offerti dal rifugio.
Una rapida occhiata alla lista e subito il mio amore per la cacciagione prende il sopravvento sugli altri pur invitanti piatti a base di manzo o di maiale. Tortelli alle castagne ripieni di ragù di selvaggina, stracotto di cervo con polenta taragna e dolce della casa. "E da bere?"
Il menu da 30 € comprende una caraffa da un litro di Rosso Piceno, fermo o vivace.
Trattenuta a fatica l'irascibilità dovuta ai ricordi dei feroci bruciori di stomaco patiti in gioventù per colpa dei vinelli sfusi da sagra o da banchetto, chiedo gentilmente:
"Posso barattare il litrozzo di sfuso con una bottiglia? Le pago la differenza".
Gentilissima, la titolare mi porta la lista vini dalla quale pesco senza indugi il Valtellina Superiore Docg Sassella di Sandro Fay, una garanzia assoluta di qualità.
Dopo 5 minuti la cameriera mi lascia sul tavolo una bottiglia di Sassella 2005 di casa Rainoldi, altro rinomato produttore dei vini fatti con l'uva chiavennasca, il nebbiolo della Valtellina. "Fa niente se è aperta?"
Passi pure il fatto che mi porti Rainoldi per Fay. Ma la bottiglia, acqua o vino che sia, va aperta assolutamente al tavolo.
Che fare in questi casi?
Come in ogni situazione, meglio riflettere e valutare la situazione.
E' domenica. Non ci troviamo al tavolo del ristorante di Peck bensì in un rifugio a 1463 metri invaso da cittadini giunti fin lassù con i loro macchinoni con il preciso intento di mangiare e bere a volontà, non importa che cosa ma quanto. Le cameriere sono soltanto due e stanno correndo come matte da una sala all'altra. L'atmosfera è gioviale, informale e rilassata.
Vale la pena rompere le scatole per il vino? Certo, nel caso sappia di tappo.
Meglio invece soprassedere se l'oste al bancone, per velocizzare le operazioni di servizio, ha provveduto a stappare lui stesso la bottiglia prima di farla portare al tavolo dalle ragazze. Anche se il vino in questione non è un Sangiovese da 2 euro la damigiana bensì un grande Valtellina Superiore Docg del 2005, l'annata più giovane attualmente in commercio.
Colore rosso rubino con riflessi aranciati, profumi di ribes, amarene, viole e ciclamini con quella fine nota di vaniglia, piacevole eredità del processo di affinamento nel legno. Molto fresco in bocca, tannino ben addomesticato perfetto per pulire il palato dal burro dei tortelli e dalla succulenta salsa strutturata del cervo. Il corpo fruttato contrasta piacevolmente l'amarognolo del grano saraceno della polenta taragna. Davvero un gran bel vino. Prezzo sulla carta: 14 €.
Nicola Taffuri
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sabato 8 novembre 2008
Sapori d'autunno in Valvarrone

Domani approfitterò delle benevole previsioni del tempo per tornare a fare due passi da quelle parti, approfittando della succulenta iniziativa dei rifugi della zona che, fino al 30 di novembre, propongono una serie di menu autunnali a prezzi interessanti.
Tutti i rifugi coinvolti sono raggiungibili a piedi o in auto: si va da quota 578 m. di Vestreno a quota 1450 m. del rifugio Roccoli Lorla, punto di partenza per l'ascesa ai 2.608 metri del Monte Legnone. Inutile dire che i protagonisti assoluti saranno i prodotti di stagione abilmente trattati come vuole la cucina locale, a base di polenta, formaggio, selvaggina, funghi e castagne. Da godere, nel rispetto della territorialità, con un corpulento Valtellina Superiore Docg.
Nicola Taffuri
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venerdì 7 novembre 2008
Vini di Lombardia a Milano

La grande attrattiva di questo evento mediatico, più che dalla curiosità di scoprire quali etichette si sono meritate quest'anno le ambite quattro "rose camune", è data dal grande banco d'assaggio dove saranno presenti tutte le etichette selezionate.
Io, per esempio, ho già a tiro vini come lo Sforzato di "Le Strie" o il Valtellina Superiore Valgella "Carteria" della famiglia Fay, piuttosto che il Lugana "Pergola" delle Cantine della Valtenesi, uno dei miei bianchi preferiti.
Ma so già che dovrò rivedere i miei piani, perché non sai mai dove ti portano degustazioni come queste.
Una cosa so per certo. Che, per non vedermi stracciata la mia tessera Ais, il primo calice che leverò al cielo non sarà un ballon con un muscoloso rosso della Valtellina bensì una fresca flute di Franciacorta.
L'ingresso è solo su invito ed è gratuito per i soci Ais.
mercoledì 5 novembre 2008
Il segreto del Novello

Tutti ne parlano ma in pochi sanno quale è la caratteristica del "vino nuovo". Alcuni dubitano addirittura che si tratti di vino vero e proprio.
Partiamo innanzitutto dalla seconda questione. Il Novello è un vino a tutti gli effetti che si distingue dagli altri per il particolare procedimento con cui viene fatto.
Il segreto sta nella "macerazione carbonica", un metodo di vinificazione rapida adottato per la prima volta intorno agli anni '40 del secolo scorso nella regione francese di Beaujolais, dove tuttora si produce il Novello per antonomasia, ovvero il Beaujolais Nouveau.
Una tecnica particolare
I grappoli interi, completi di raspi, vengono messi in vasche sature di anidride carbonica, dove riposano per un periodo compreso tra i 5 e i 20 giorni a una temperatura di circa 30°C. L'ambiente privo di ossigeno e l'impiego di anidride solforosa impediscono l'ossidazione dell'uva e costringono l'acino a una sorta di automacerazione senza rottura della buccia, dove sono concentrate in massima parte le sostanze colorate e aromatiche. Queste migrano verso la polpa dell'acino riempiendolo degli aromi fruttati tipici dell'uva rossa fresca e che ricordano la fragola e il lampone.
Alla fine della macerazione carbonica gli zuccheri residui sono "dati in pasto" a lieviti selezionati che completano la fermentazione alcolica.
Dopo appena un mese dalla vendemmia abbiamo così un vino rosso secco pronto da bere. Mica male, se pensiamo che un normale bianco fatto con la vinificazione tradizionale difficilmente è pronto prima del Vinitaly, che cade ai primi di aprile. Per non parlare dei rossi! Certo, la fretta ha uno scotto che va pagato in termini di minore struttura, corpo e complessità, perché per fare un grande vino ci vuole più tempo.
Il Novello va apprezzato per quello che è: un vino leggero, poco colorato e quasi per nulla tannico, molto fresco e dai marcati aromi di frutti di bosco e violette. Un vino da bere assolutamente, dicono, entro l'anno. Per apprezzarlo meglio, il mio consiglio è di stappare l'ultima bottiglia prima della fine dell'inverno.
Nicola Taffuri
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martedì 4 novembre 2008
Quel "leggero" sentore animale
Alcuni noti vitigni a bacca rossa trasmettono al vino una componente aromatica che in gergo tecnico i sommeliers definiscono "animale" e che il più delle volte ricorda il cuoio, il pellame.
Ora, siccome il mondo animale è piuttosto vario e va dal cane al cavallo fino alla giraffa e al rinoceronte, cerchiamo di capire meglio cosa si intende per "sentore animale". Proprio ieri mi è capitato di assaggiare un Montepulciano d'Abruzzo che, a questo proposito, potremmo definire didattico, esemplare.
La nota selvatica è infatti una caratteristica del montepulciano, ritenuto da molti la più grande uva rossa italiana alla pari di nebbiolo e aglianico. L'importante è che questa tipicità non vada però a sovrastare gli altri deliziosi aromi fruttati e speziati del vino.
Il vino in questione, del quale mi limiterò a dire l'annata, la 2005, e il prezzo di 22 euro in enoteca, presentava invece una tale collezione di animali da fare invidia al biblico Noé.
A serrare gli occhi si ritornava bambini, quando ci portavano allo zoo tra cacche di cavallo e sterco di ippopotamo. La cosa era talmente evidente che il mio compagno di degustazione mi ha sussurrato in un orecchio "mi ricorda l'odore di Leo quando gli faccio il bagno". Inutile precisare che Leo non è il suo bimbo bensì un affettuoso pastore maremmano che trascorre le giornate a scorrazzare dentro e fuori dalle stalle del maneggio del padrone.
Il titolare del ristorante, invece, pareva non avere notato questa fisicità e seguitava a decantare i profumi fruttati di questo grande vino rosso abruzzese.
Meno male che, con estremo garbo, un'amica ha avuto il coraggio di fargli notare che c'era anche una leggerissima nota animale non molto elegante.
Appunto che è stato prontamente liquidato con un "Il Montepulciano deve essere così". Falso.
Il Montepulciano d'Abruzzo Doc, specie nella sua versione Colline Teramane Docg, può raggiungere davvero i vertici dell'eccellenza enologica mondiale, senza per questo rinunciare ad alcune delle sue tipicità come quella caratteristica nota animale. Provare, per credere, l'Inferi o il Dante dell'azienda Marramiero, il Villa Gemma e il Marina Cvetic del compianto Gianni Masciarelli, per non parlare del Montepulciano di Valentini.
Nicola Taffuri
Ora, siccome il mondo animale è piuttosto vario e va dal cane al cavallo fino alla giraffa e al rinoceronte, cerchiamo di capire meglio cosa si intende per "sentore animale". Proprio ieri mi è capitato di assaggiare un Montepulciano d'Abruzzo che, a questo proposito, potremmo definire didattico, esemplare.
La nota selvatica è infatti una caratteristica del montepulciano, ritenuto da molti la più grande uva rossa italiana alla pari di nebbiolo e aglianico. L'importante è che questa tipicità non vada però a sovrastare gli altri deliziosi aromi fruttati e speziati del vino.
Il vino in questione, del quale mi limiterò a dire l'annata, la 2005, e il prezzo di 22 euro in enoteca, presentava invece una tale collezione di animali da fare invidia al biblico Noé.
A serrare gli occhi si ritornava bambini, quando ci portavano allo zoo tra cacche di cavallo e sterco di ippopotamo. La cosa era talmente evidente che il mio compagno di degustazione mi ha sussurrato in un orecchio "mi ricorda l'odore di Leo quando gli faccio il bagno". Inutile precisare che Leo non è il suo bimbo bensì un affettuoso pastore maremmano che trascorre le giornate a scorrazzare dentro e fuori dalle stalle del maneggio del padrone.
Il titolare del ristorante, invece, pareva non avere notato questa fisicità e seguitava a decantare i profumi fruttati di questo grande vino rosso abruzzese.
Meno male che, con estremo garbo, un'amica ha avuto il coraggio di fargli notare che c'era anche una leggerissima nota animale non molto elegante.
Appunto che è stato prontamente liquidato con un "Il Montepulciano deve essere così". Falso.
Il Montepulciano d'Abruzzo Doc, specie nella sua versione Colline Teramane Docg, può raggiungere davvero i vertici dell'eccellenza enologica mondiale, senza per questo rinunciare ad alcune delle sue tipicità come quella caratteristica nota animale. Provare, per credere, l'Inferi o il Dante dell'azienda Marramiero, il Villa Gemma e il Marina Cvetic del compianto Gianni Masciarelli, per non parlare del Montepulciano di Valentini.
Nicola Taffuri
lunedì 3 novembre 2008
Tutto pronto per il Novello 2008
Novello ai blocchi di partenza. Dalla mezzanotte e un minuto di mercoledì 5 novembre sarà possibile cominciare a stappare le 17 milioni di bottiglie di "vino nuovo" prodotte in Italia con la vendemmia 2008, quella che si è appena conclusa.
Questa ricorrenza che in Francia chiamano "déblocage" darà il via alla mescita e alla vendita del Novello in tutta la Penisola, con ben due settimane di anticipo rispetto a quanto avviene Oltralpe, dove il vino nuovo di Beaujolais entra in commercio ogni anno a partire dal 3° giovedì di novembre, che quest'anno cade il giorno 20.
A differenza di quanto avviene in Francia, dove il Novello si fa nella zona di Beaujolais, a est del Massiccio Centrale, con le uve del vitigno gamay, nel nostro Paese si produce ovunque, usando peraltro le uve più disparate, dalle internazionali merlot, syrah, cabernet a quelle autoctone. E così abbiamo un Novello da uve barbera in Lombardia, ciliegiolo e sangiovese in Toscana, teroldego in Trentino, aglianico e piedirosso in Campania, nero d'Avola in Sicilia e via dicendo.
Veneto e Toscana sono le due regioni che ne producono di più, mentre tra i più noti produttori troviamo Cavit, Banfi, Antinori, Sella & Mosca e Ruffino.
Il vino Novello costa in media tra i 3 e gli 8 euro a bottiglia e deve essere consumato entro la fine dell'inverno, affinché mantenga inalterate le proprie caratteristiche. Ideale con le castagne e i salumi, le verdure in pinzimonio e i formaggi piccanti a pasta molle, possiamo anche andare oltre e provarlo con le zuppe un po' piccanti, i pesci arrosto e al cartoccio, il baccalà in umido e fritto, le lumache e l'anguilla. Il segreto è riuscire a sfruttare i suoi aromi di frutta fresca e la sua buona acidità per dare valore alle nostre pietanze.
Una raccomandazione...
Per quanto buono possa essere, un vino Novello avrà sempre un gusto più leggero e meno impegnativo di qualsiasi altro vino.
Di conseguenza, se abbiamo intenzione di portare in tavola altri vini, siano essi bianchi o rossi, serviamo il Novello per primo se non vogliamo che dal confronto ne esca con le ossa rotte!
Curiosità: gamay d'Italia
Il gamay è un'uva a bacca rossa che in Francia è usata per fare il Beaujolais Nouveau. Tuttavia la ritroviamo anche in alcune zone dell'Italia centrale, dove dà origine a vini rossi di maggiore struttura e importanza. Si è adattato alla grande soprattutto al clima mite del Trasimeno, dove viene vinificato anche in purezza dando vini che si sposano alla meraviglia con la cucina locale a base di pesce di lago.
Nicola Taffuri
Questa ricorrenza che in Francia chiamano "déblocage" darà il via alla mescita e alla vendita del Novello in tutta la Penisola, con ben due settimane di anticipo rispetto a quanto avviene Oltralpe, dove il vino nuovo di Beaujolais entra in commercio ogni anno a partire dal 3° giovedì di novembre, che quest'anno cade il giorno 20.
A differenza di quanto avviene in Francia, dove il Novello si fa nella zona di Beaujolais, a est del Massiccio Centrale, con le uve del vitigno gamay, nel nostro Paese si produce ovunque, usando peraltro le uve più disparate, dalle internazionali merlot, syrah, cabernet a quelle autoctone. E così abbiamo un Novello da uve barbera in Lombardia, ciliegiolo e sangiovese in Toscana, teroldego in Trentino, aglianico e piedirosso in Campania, nero d'Avola in Sicilia e via dicendo.
Veneto e Toscana sono le due regioni che ne producono di più, mentre tra i più noti produttori troviamo Cavit, Banfi, Antinori, Sella & Mosca e Ruffino.
Il vino Novello costa in media tra i 3 e gli 8 euro a bottiglia e deve essere consumato entro la fine dell'inverno, affinché mantenga inalterate le proprie caratteristiche. Ideale con le castagne e i salumi, le verdure in pinzimonio e i formaggi piccanti a pasta molle, possiamo anche andare oltre e provarlo con le zuppe un po' piccanti, i pesci arrosto e al cartoccio, il baccalà in umido e fritto, le lumache e l'anguilla. Il segreto è riuscire a sfruttare i suoi aromi di frutta fresca e la sua buona acidità per dare valore alle nostre pietanze.
Una raccomandazione...
Per quanto buono possa essere, un vino Novello avrà sempre un gusto più leggero e meno impegnativo di qualsiasi altro vino.
Di conseguenza, se abbiamo intenzione di portare in tavola altri vini, siano essi bianchi o rossi, serviamo il Novello per primo se non vogliamo che dal confronto ne esca con le ossa rotte!
Curiosità: gamay d'Italia
Il gamay è un'uva a bacca rossa che in Francia è usata per fare il Beaujolais Nouveau. Tuttavia la ritroviamo anche in alcune zone dell'Italia centrale, dove dà origine a vini rossi di maggiore struttura e importanza. Si è adattato alla grande soprattutto al clima mite del Trasimeno, dove viene vinificato anche in purezza dando vini che si sposano alla meraviglia con la cucina locale a base di pesce di lago.
Nicola Taffuri
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