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mercoledì 9 ottobre 2013

Rosso e pesce, basta con i pregiudizi

Premesso che in tutto il mondo non è mai esistita la rigida divisione bianchi e rossi quando si parla di abbinamenti, in Italia, complici anche le scarne e scontatissime indicazioni in etichetta, il connubio rosso + pesce fatica ancora ad essere sdoganato. Il vino bianco, spesso frizzantino, è ancora il coniuge incontrastato di qualsivoglia piatto di pesce, mai fedifrago della tradizione.
In realtà, basta da una parte evitare preparazioni troppo acide, vedi marinature e condimenti "limonosi", e dall'altra vini rossi con struttura tannica evidente, e la relazione scandalosa è possibile. A un'altra condizione: la temperatura di servizio deve essere più bassa che per un rosso "da carne".
Vediamo un esempio.

Borgogna AOC Passtoutgrain Domaine Albert de Sousa 2012
Questo vino viene da Mersault ed è fatto con il gamay, l'uva rossa che in Borgogna è tenuta a margine del mare di pinot nero e che dà vita a vini beverini e fermi, diversamente da quanto avviene poco più a sud, tra Lione e Macon, dove viene usata per il mitico Beaujolais nouveaux, il vino "novello" per antonomasia.
Diversa la vinificazione e la fermentazione, molto simili le sensazioni di frutta fresca. Ribes su tutti, e lamponi e fragoline di bosco. Spiccata acidità, tenore alcolico moderato, di "soli" 12 gradi, e componente tannica non pervenuta, con un pregevole finale leggermente amarognolo per un mix di sensazioni che ricordano i rossi del Lago di Caldaro, quelli da schiava gentile che i tedeschi in vacanza nella bassa atesina bevono a litri in estate, in compagnia, guarda caso, delle preparazioni di pesce di lago.
Io l'ho provato con dei filetti di orata in padella con le erbette e verdure grigliate di contorno. Notevole.
Da servire tra i 12 e i 14° C.
Voto: 75

lunedì 30 settembre 2013

Anche in Borgogna non è tutto oro, specie se bio!

Volevo conservarle entrambe per un'occasione importante ma, tornato dal mercato con dei meravigliosi porcini freschi con l'intenzione di farci un bel risotto con lo zafferano, non ce l'ho fatta e ne ho stappata una: Borgogna Bianco "La Combe" 2010, del  domaine Anne Bavard - Brooks.
Chardonnay in purezza da uve bio prodotte da questa piccola famiglia di vitivinicoltori di Puligny-Montrachet, patria dei migliori bianchi della Cote d'or e terra promessa di mr Brooks, simpatico e cordiale bostoniano che proprio qui ha trovato moglie con vigneto in dote.

Colore giallo paglierino limpido ma non particolarmente brillante, naso inconfondibilmente "borgognone" per via della decisa nota di polvere pirica e agrumi freschissimi, è all'assaggio che ha lasciato un tantino a desiderare. Entra freschissimo sostenuto da un corpo sì fruttato ma non abbastanza e continua citrino fino alla fine, zoppicando insieme a vaghe sensazioni dolcine di lieviti, coprendo anche la componente minerale così consistente al naso. Finale medio di agrume acerbo. Un vino che, proprio per la sua esilità e la marcata acidità, ricorda gli Chablis che gli esperti meno gentili paragonano alla "base dello Champagne". Insomma, un vino troppo spigoloso ed esile per accompagnare un piatto strutturato come un risotto allo zafferano con grana e funghi porcini. Decisamente meglio in compagnia di una focaccia bianca con zucchine e Parmigiano. Evitare la pizza, il cui pomodoro non farebbe che aumentare le sensazioni acide.
Voto: 74

P.S. occhio ai porcini che si trovano in circolazione al nord, per belli che siano è probabile che vengano dall'Europa dell'Est. Quest'anno, infatti, le condizioni climatiche non hanno favorito il loro tradizionale sviluppo. Lasciate stare quindi la vista e affidatevi all'olfatto, il Boleus edulis italiano è inconfondibile!!


mercoledì 9 marzo 2011

Tentazioni borgognone da Villa Cavenago (pt. 1)

Grande affluenza di ristoratori e ottima organizzazione anche per questa nuova anteprima primaverile dei vini distribuiti da Pellegrini. L'atmosfera è quella di una prestigiosa fiera del vino, inserita nella cornice nobiliare della splendida Villa Cavenago di Trezzo sull'Adda. L'anno scorso avevamo cercato di rendere omaggio a una selezione di vini italiani ed esteri, con il risultato di arenarci su prosecchi del nord e bianchi del sud e di perderci la créme della degustazione, ovvero i vini francesi, quelli del resto del mondo e i distillati.
E allora quest'anno la decisione è stata ferma. "Si parte dalla Francia".
Salvo poi una tanto rapida quanto gradevole sosta da Bisci per inchinarci di fronte al suo "Senex" 2003, uno straordinario Verdicchio di Matelica che si meriterà presto un post tutto suo. Diciamo che è stato il giusto aperitivo che ci ha introdotti nell'adiacente sala della Borgogna. Resto sempre più convinto, infatti, che l'unico bianco italiano capace di non sfigurare con i grandi chardonnay di Francia per complessità, eleganza e raffinatezza è proprio il Verdicchio, di Jesi ma soprattutto quello di Matelica.

E così dalle Marche entriamo nel regno del pinot nero e dello chardonnay. Precisamente a Meursault, in Cote de Beaune, terra di bianchi straordinari. Un paio d'anni fa durante un viaggio in Borgogna ci eravamo innamorati degli Chardonnay di Michel Bouzereau e di suo figlio Jean-Baptiste, il cui stile inconfondibile abbiamo ritrovato con immenso piacere nei vini di Ballot Millot & Fils, che scopriamo essere parenti stretti del buon Bouzereau. Bianchi di grande eleganza e raffinatezza, giocati su una concentrazione di agrumi e mineralità che acquistano forza e complessità salendo dai 'villages' fino ai 1er Cru senza mai concedere nulla allo scontato, al banale o allo stancante.
Per la goduria massima occorre però lasciare Meursault per andare nell'altra grande appellation dei sublimi bianchi di Borgogna, ovvero a Chassagne-Montrachet, che sul tavolo di degustazione è proprio lì a fianco, per assaggiare gli Chardonnay di Domaine Amiot Guy & Fils.
E da lì un salto indietro per pulire la bocca con grissino e sorso d'acqua per apprezzare anche i grandissimi pinot noir di entrambi i produttori.
Dopo questi primi assaggi eravamo già talmente soddisfatti da essere tentati di trasferirci in zona Champagne ma la vista del Syrah del Rodano e del banco dei bordolesi ci ha convinti a complicarci il cammino..continua