lunedì 10 novembre 2008

Quando non è il caso di fare i pignoli

Come anticipato nel post precedente, ieri, domenica, sono andato a fare visita a uno dei rifugi intorno al Monte Legnone che aderiscono all'iniziativa "Sapori d'autunno", valida fino al 30 novembre. Ecco il breve racconto della giornata.

Le due ore di passeggiata nell'aria frizzante e pregna degli aromi dei larici , degli abeti e dei pini silvestri che pennellano di giallo e di verde le pendici del gigante delle Prealpi lecchesi mi risvegliano un discreto appetito che va soddisfatto con uno dei gustosi menu completi offerti dal rifugio.
Una rapida occhiata alla lista e subito il mio amore per la cacciagione prende il sopravvento sugli altri pur invitanti piatti a base di manzo o di maiale. Tortelli alle castagne ripieni di ragù di selvaggina, stracotto di cervo con polenta taragna e dolce della casa. "E da bere?"
Il menu da 30 € comprende una caraffa da un litro di Rosso Piceno, fermo o vivace.
Trattenuta a fatica l'irascibilità dovuta ai ricordi dei feroci bruciori di stomaco patiti in gioventù per colpa dei vinelli sfusi da sagra o da banchetto, chiedo gentilmente:
"Posso barattare il litrozzo di sfuso con una bottiglia? Le pago la differenza".
Gentilissima, la titolare mi porta la lista vini dalla quale pesco senza indugi il Valtellina Superiore Docg Sassella di Sandro Fay, una garanzia assoluta di qualità.
Dopo 5 minuti la cameriera mi lascia sul tavolo una bottiglia di Sassella 2005 di casa Rainoldi, altro rinomato produttore dei vini fatti con l'uva chiavennasca, il nebbiolo della Valtellina. "Fa niente se è aperta?"
Passi pure il fatto che mi porti Rainoldi per Fay. Ma la bottiglia, acqua o vino che sia, va aperta assolutamente al tavolo.
Che fare in questi casi?
Come in ogni situazione, meglio riflettere e valutare la situazione.
E' domenica. Non ci troviamo al tavolo del ristorante di Peck bensì in un rifugio a 1463 metri invaso da cittadini giunti fin lassù con i loro macchinoni con il preciso intento di mangiare e bere a volontà, non importa che cosa ma quanto. Le cameriere sono soltanto due e stanno correndo come matte da una sala all'altra. L'atmosfera è gioviale, informale e rilassata.
Vale la pena rompere le scatole per il vino? Certo, nel caso sappia di tappo.
Meglio invece soprassedere se l'oste al bancone, per velocizzare le operazioni di servizio, ha provveduto a stappare lui stesso la bottiglia prima di farla portare al tavolo dalle ragazze. Anche se il vino in questione non è un Sangiovese da 2 euro la damigiana bensì un grande Valtellina Superiore Docg del 2005, l'annata più giovane attualmente in commercio.

Colore rosso rubino con riflessi aranciati, profumi di ribes, amarene, viole e ciclamini con quella fine nota di vaniglia, piacevole eredità del processo di affinamento nel legno. Molto fresco in bocca, tannino ben addomesticato perfetto per pulire il palato dal burro dei tortelli e dalla succulenta salsa strutturata del cervo. Il corpo fruttato contrasta piacevolmente l'amarognolo del grano saraceno della polenta taragna. Davvero un gran bel vino. Prezzo sulla carta: 14 €.

Nicola Taffuri

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