giovedì 8 novembre 2007

La bira non va sorsegiata

Ieri sera decima lezione del corso di primo livello per diventare sommelier.Dopo le precedenti puntate dedicate a vitigni, tecniche di vinificazione, chimica enologica e metodo di degustazione, abbiamo parlato di birra. Birra e distillati, per la precisione.A fare lezione è arrivato un sommelier professionista di Varese, grande esperto in birra e, a giudicare dalla mole pachidermica, di October Fest.A sentire il suo respiro pesante, stretto tra la cravatta e una cintura che a stento riusciva a trattenere la pancia debordante, a tutti noi è venuto automatico pensare: "Questo non arriva a fine serata".Tra una frase e l'altra ha continuato per due ore a passarsi il viso paonazzo con un fazzolettone pavarottiano che puntualmente ripiegava con cura nella tasca degli eleganti pantaloni.Altri particolari che hanno dato colore al personaggio sono stati il vizio di omettere le lettere doppie in ogni parola, tanto da farlo sembrare un mastro birraio tedesco, e poi quell'evidente tremore alle mani, che si notava ancora di più quando posava i lucidi sotto al proiettore.Salvo recuperare il pieno controllo dei movimenti, dimostrando grande sicurezza e professionalità, ogni qual volta rabboccava il proprio calice con un altro goccio di birra.Birra che, a suo dire, ricordatevelo bene, "NON VA SORSEGIATA, VA TRACANATA".E pazienza se, tra una "tracanata" e l'altra, i neuroni che controllano la pronuncia delle lettere doppie rimangono sul fondo del bicchiere, insieme ai lieviti delle birre trappiste.

Nicola Taffuri

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