martedì 1 gennaio 2008

Dolce con dolce

Di questi tempi di grandi abbuffate di fine anno capita spesso di arrivare a fine pasto e avere lo stomaco tanto pieno che anche il più piccolo dei pasticcini fa fatica a trovare spazio tra affettati, cotechini, branzini, cappesante, cozze e capponi ripieni.
Per me che considero i dolci un gradevole ma non indispensabile accessorio della mia vita rinunciare al dessert di fine pasto non è affatto un problema, ma per molti il momento dolce rappresenta il clou di tutto il pranzo. E allora via di paste, pasticcini, torroni, tronchetti, pandori e panettoni, brindando allegramente con una bottiglia di Spumante. Brut, Extrabrut, Dry, Extradry, Dolce non importa. Ciò che conta è che faccia il botto. Un delitto. Far saltare il tappo, infatti, è come esplodere un petardo in una cristalleria: provoca un forte trauma alle delicate bollicine del vino che sfuggono a tutta velocità nell'aria, lasciandoci il bicchiere praticamente sgasato.
E poi non tutti gli Spumanti vanno bene per il dessert. Con il dolce ci vuole un vino dolce. Magari un passito se ci troviamo di fronte torroni e altri dolci duri e senza creme. Meglio, invece, un bell'Asti Spumante o anche un Prosecco Dry con i dolci alle creme, con pandoro e panettone.
Ecco spiegato perchè, dopo il brindisi, il nostro Spumante Brut se ne restava mestamente nel bicchiere e ci curavamo solo del dolce. Perchè la forte acidità del vino faceva a cazzotti con la dolcezza del cibo.
Quindi, lo ripeto, ricordiamoci bene: dolce con dolce.

Nicola Taffuri

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