lunedì 9 febbraio 2009

Akronte, traghettatore nel girone degli Ebbri

Ogni volta che stappo una bottiglia di vino della marchigiana Boccadigabbia sono gioie e dolori. Gioie perché, siano essi bianchi come la Ribona o rossi come il Pix o il Saltapicchio, si tratta sempre di prodotti assolutamente entusiasmanti. Dolori perché tanta bontà non riesce a tenere a freno la mia smisurata golosità. Prenoto quindi con un po' di anticipo - e qui faccio tutti gli scongiuri del caso - un posto nel girone dei Golosi e degli Ebbri e vado a comprare un biglietto dal caro traghettatore di anime Caronte. Andata e ritorno, ovviamente. Perché, smaltite le alte gradazioni dell'Akronte, ho ancora qualche faccenda da sbrigare nel mondo dei vivi.

Prende il nome dal fosso Caronte che delimita il confine sud dell'azienda
L'"Akronte" è il vino di punta dell'azienda di Civitanova Marche, un vero fuoriclasse che ogni anno fa il pieno di premi e ricoscimenti da ogniddove. Dovendogli affidare un ruolo calcistico direi che il più appropriato sarebbe senza dubbio quello del vecchio centravanti di sfondamento, una sorta di Bobo Vieri dall'improbabile accento francese. Che brutta immagine! Però rende bene, perché questo muscoloso rosso è fatto con uve cabernet sauvignon in purezza, coltivate nei terreni che lo stesso Napoleone Bonaparte aveva fatto catalogare tra i 100 Poderi "demaniali" della zona di Civitanova Marche più vocati per la viticoltura.
Colore rosso granato molto intenso e scuro, quasi impenetrabile, ha profumi intensi dotati di buona eleganza e notevole complessità. Ribes nero, ciliege sotto spirito e confettura di prugne vanno a fondersi in un circo di vorticose sensazioni di mallo di noce, tabacco dolce, mentolo, cioccolato, pepe verde e china che fanno veramente girare la testa. Sensazioni che tornano in bocca con un abbraccio vigoroso ma assolutamente cordiale. Morbido, rotondo e vispo, esibisce una tale ricchezza di argomenti che staresti lì ad ascoltarlo fino all'ultima goccia. E così ho fatto, assieme ai miei due convitati. Dura, poi, smaltire i 15 (!) gradi alcolici subdolamente celati sotto la sua veste elegante. Prezzo in enoteca, circa 40 euro.
Nicola Taffuri

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