sabato 15 novembre 2008

Confessioni di Sassicaia

Stapparne una bottiglia è sempre un'esperienza rara ed emozionante per qualsiasi appassionato di vino. Aprirne cinque annate diverse in una volta sola è decisamente un evento da appuntarsi nelle memorie di una vita.
Sto parlando del Sassicaia, il mitico rosso in stile bordolese della Tenuta San Guido di Bolgheri (Li), di proprietà dei Marchesi Incisa della Rocchetta. Protagonista, qualche giorno fa, di una eccezionale degustazione presso il ristorante San Gerolamo di Vercurago, alle porte di Lecco, organizzata da Anna e Paola Campidori, le giovani titolari di una nuova e curatissima "boutique del gusto" in quel di Oggiono (Lc), ricca di vini e prodotti tipici di ogni sorta, prezzo e provenienza.
Io purtroppo me la sono persa a causa dei soliti impegni inderogabili. Ma non mi sono dato per vinto e così ho chiesto la cortesia ad Anna, sommelier Ais come sua sorella Paola, di scrivermi due righe sulle emozioni provate quella sera. E lei, da vera appassionata di vino, ha accettato subito con entusiasmo.

STREGATA DAL SASSICAIA
"Può capitare che un vino ti lasci senza parole.
A me è successo lunedì scorso con il Sassicaia.
Mi sono trovata di fronte a quello che sapevo essere un grande vino, dal nome imponente ed evocativo, dall’etichetta elegante ed essenziale, vanto del patrimonio enologico italiano, uno dei pochi capace di confrontarsi con i grandi francesi.
Un vino che avevo già assaggiato in tempi passati, di cui avevo un piacevole ma sfumato ricordo.
Lunedì sera, al ristorante San Gerolamo di Vercurago, grazie alla collaborazione di Luca, proprietario e chef e, posso dirlo con soddisfazione, alle bottiglie che provenivano dal negozio mio e di mia sorella Paola, ho partecipato con amici e clienti ad una degustazione di cinque annate di Sassicaia, dal 1990 al 2001, passando attraverso il 1995, 1997 e il 1999.
La degustazione è iniziata con l’annata più recente, il 2001.
Mi sono immediatamente trovata di fronte ad un vino dagli ampi profumi di frutta matura e dal grande sapore. Un piacere in bocca. Già dall’annata più giovane ci siamo subito resi tutti conto di aver di fronte un grande vino e non solo un nome altisonante.
Ma era solo l’inizio. La parte interessante e scopo della serata era capire l’evoluzione del vino: il risultato del lavoro di Mario Incisa della Rocchetta e Giacomo Tachis nel tempo. Sperando di restare piacevolmente sorpresi, il che non era poi così scontato tenuto conto che l’ultima bottiglia avrebbe avuto 18 anni di vita (perché con il vino è di vita che si parla).
La degustazione è continuata con un 1999, che presentava un tannino meno verde, facendosi più morbido in bocca ma con i profumi un po’ trattenuti.
E’ con il 1997 che secondo me c’è stato il primo grande salto ed è siamo stati tutti avvolti in un turbinio di sensazioni che non dimenticheremo. Dal 1997 al 1995 sino al 1990, il vino accarezzava sempre più il palato come il velluto. I profumi, sempre eleganti, si evolvevano dalla frutta matura, a note speziate, a profumi secondari e terziari di un vino evoluto, sino alle ciliegie sotto spirito dell’ultima grandissima annata, il 1990. I sapori esplodevano in bocca in una crescita esponenziale ed indescrivibile.
Era il vino ormai a parlare e ci aveva tutti ipnotizzati in un susseguirsi di emozioni vere e proprie. Emozioni che non finivano mai. Assaggiando e riassaggiando il vino, saltando da un’annata all’altra, ci si rendeva conto che il vino, ormai aperto da ore, continuava a crescere, ad evolversi, a regalare nuovi profumi. Lo stesso 2001, il più giovane, si arricchiva di note di liquirizia prima non colte e lasciava intravedere anche ai palati meno esperti le sue immense potenzialità di maturazione.
Un grande vino. Un vero capolavoro. Un’esperienza indimenticabile coronata dall’ottimo risotto di Luca e dagli strepitosi Champagne con cui abbiamo chiuso la serata"
Anna Campidori - Campidori Selections

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